Programma del Congresso
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Venerdì 18 ottobre dalle 8:00 alle 19:00
Sabato 19 ottobre dalle 8:30 alle 18:30
Il congresso CBT-Italia prevede un ricco programma scientifico così articolato:
paralleli
rotonde
con ospiti stranieri
con ospiti italiani
con presentazioni orali
Durante le due giornate di congresso ci sarà l’opportunità di partecipare a workshop esperienziali in cui affinare abilità e lavorare su se stessi, di approfondire temi di rilievo affrontati nelle relazioni magistrali da importanti esponenti del nostro panorama nazionale e internazionale, di confrontarsi sulle nostre esperienze cliniche e di ricerca all’interno delle tavole rotonde, dei simposi e della sessione poster. Nel corso di questi mesi aggiorneremo la sezione Programma con i nomi dei relatori invitati e le informazioni sui loro contributi.
Non mancheranno le occasioni per allacciare relazioni e collaborazioni, e per condividere idee nelle pause, nel corso delle sessioni di mindfulness e alla cena di gala, durante la quale saranno offerte delle esperienze per immergersi nella cultura della terra che ospita il congresso.
A chiusura del congresso, come di consueto, ci ritroveremo per l’Assemblea annuale dei Soci CBT-Italia, momento importante per delineare le traiettorie di sviluppo della Società.
Ringraziamo già da adesso coloro che stanno lavorando alla realizzazione di questo evento, i cui nomi potete leggerli nella sezione Comitati.
Vi aspettiamo numerosi a Palermo per condividere questo 2° congresso insieme che, siamo certi, grazie al contributo di ciascuno rappresenterà un’occasione speciale per tracciare il futuro della nostra Società.
Scopri i Workshop
[Sezione in aggiornamento]
Filippo Tinelli
Schema Therapy Center Parma, Italia
Livello workshop: intermedio
L’Imagery Rescripting nella sua versione sviluppata da Jeffrey Young all’interno del modello della Schema Therapy è una tecnica immaginativa ed esperienziale che si è dimostrata particolarmente efficace nel catalizzare il cambiamento emotivo nei disturbi di personalità, come nel caso del Disturbo borderline di personalità (Young et al., 2003), del disturbo narcisista di personalità (Young et al., 2003), dei disturbi di personalità del cluster C (Arntz, 2012) e del disturbo antisociale di personalità (Bernstein, 2012). Negli scorsi anni l’Imagery Rescripting ha trovato applicazione mostrando la sua utilità anche in altre forme di psicopatologia, come il disturbo da stress post-traumatico (Arntz & Weertman, 1999), la fobia sociale (Clark et al., 2006), la depressione (Brewin et al., 2009), la bulimia nervosa (Ohanian, 2002) ed il disturbo ossessivo compulsivo (Page, Veale & Salkovskis, 2010). Il workshop si prefigge lo scopo di illustrare come l’Imagery Rescipting possa essere utilizzato per la cura del disturbo ossessivo compulsivo, rivelandosi uno strumento di grande aiuto. Dopo una presentazione di alcuni sviluppi della terapia del doc, sarà presentato come adattare la tecnica per questo specifico ambito di applicazione. Sarà dedicata particolare attenzione agli ingredienti necessari per effettuare la riscrittura delle immagini in modo da soddisfare i bisogni emotivi primari che usualmente sono il target di intervento nelle persone che soffrono di doc, tra cui i bisogni di attenzione e cure, amore e accettazione incondizionati, gioco e spontaneità. Il workshop prevede momenti di presentazione teorica, dimostrazioni pratiche ed esercitazioni sull’applicazione della tecnica.
Nicola Petrocchi
Compassionate Mind Italia, John Cabot University, Roma (Italia)
Livello workshop: intermedio
Questo workshop esperienziale di Compassion Focused Therapy (CFT) è stato progettato per terapeuti desiderosi di approfondire la loro comprensione del modello CFT e applicarlo in modo efficace nella loro pratica clinica. La CFT, sviluppata dal Dr. Paul Gilbert, si concentra sulla coltivazione della compassione verso se stessi e gli altri come chiave per la guarigione e il benessere. Ma quel è la relazione che la terapeuta ha con se stessa durante la seduta? In che modo, le problematiche che i pazienti riportano, come autocritica e vergogna, impattano sul nostro essere e agire terapeutico? Come possono le strategie della CFT aiutarci ad aiutare in modo più efficiente i nostri pazienti?
L’obiettivo principale del workshop è aiutare i partecipanti a riconoscere e comprendere i sistemi motivazionali all’opera nelle relazioni terapeutiche, inclusa la relazione con se stessi durante le sedute. Saranno forniti strumenti pratici per identificare e gestire l’autocritica che può entrare nella stanza di terapia, ostacolando il processo terapeutico. Inoltre, affronteremo il tema della vergogna e delle emozioni disturbanti che i terapeuti possono sperimentare.
Le metodologie di apprendimento includeranno sessioni teoriche, discussioni di casi clinici, esercitazioni pratiche e momenti di riflessione personale. Questo workshop mira a fornire ai partecipanti gli strumenti necessari per migliorare la loro pratica terapeutica, promuovendo una relazione compassionevole sia con i pazienti che con se stessi.
Gabriele Caselli
Methe Research Lab, Sigmund Freud University, Milan, Italy
Gruppo Studi Cognitivi, Milan, Italy
La disregolazione comportamentale rappresenta un’interferenza significativa nella capacità di modulare e controllare i comportamenti in risposta a stimoli interni ed esterni e può manifestarsi in difficoltà nel mantenere appropriato autocontrollo (comportamenti impulsivi) oppure nella persistenza in condotte anche oltre ciò che risulta funzionale agli scopi e al benessere individuale (comportamenti compulsivi). Questo fenomeno può essere associato a una serie di condizioni psicopatologiche, tra cui dipendenze patologiche, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi d’ansia, disturbi del controllo degli impulsi e alcuni disturbi della personalità.
Sebbene i modelli cognitivi e comportamentali abbiano evidenziato il ruolo di convinzioni disfunzionali o del rimuginio nel generare e mantenere un elevato livello di sofferenza emotiva, un numero minori di studi hanno esplorato fattori determinanti e di mantenimento di una condotta impulsiva o compulsiva.
Il workshop ha lo scopo di esplorare il ruolo cruciale della regolazione dell’attenzione e delle metacognizioni nella modulazione del comportamento e delle convinzioni, scopi e strategie metacognitive che possono influenzarla. I partecipanti apprenderanno come (1) riconoscere e condividere il ruolo dell’attenzione e delle credenze metacognitive nel processo di disregolazione comportamentale, (2) rinforzare strategie di monitoraggio metacognitivo adattivo, (3) modificare credenze metacognitive e segnali di stop inappropriati.
Gianluca Calì e Davide Cavallaro
Istituto Tolman, Palermo, Italia
Livello workshop: base/intermedio
Il suicidio è un grave problema di salute pubblica, che colpisce famiglie, comunità e ha effetti duraturi sulle persone che restano. Nel 2019, secondo l’OMS, più di 700.000 persone nel mondo hanno perso la vita a causa del suicidio, che rappresenta ad oggi la quarta causa di morte nei giovani tra i 15 e i 29 anni. I suicidi sono prevenibili con interventi tempestivi ed evidence-based spesso a basso costo. La disseminazione e l’applicazione di tali interventi risulta crucicale.
Il workshop esplorerà i processi che contribuiscono alla vulnerabilità al suicidio, illustrerà le linee guida internazionali e nazionali e come il principio del “rischio consentito” possa guidare la pratica del clinico. Particolare attenzione verrà posta ai fattori di rischio e di protezione, alla rilevanza dei segnali di allarme e all’importanza di strategie di intervento precoce, con particolare riferimento alla valutazione degli indicatori di severità del rischio.
Partendo dalla cornice del Paradigma Ideazione-Azione, saranno analizzati i contributi della Brief Cognitive-Behavioral Therapy for Suicide Prevention (BCBT-SP), integrando elementi derivanti dalla DBT.
I partecipanti potranno esercitarsi su: (1) tecniche di identificazione e valutazione dei fattori di rischio e dei segnali di allarme; (2) approcci per rafforzare le strategie di coping adattative e per ridurre i comportamenti a rischio; (3) metodi per promuovere l’autoregolazione emotiva e cognitiva. Attraverso una combinazione di teoria, discussione di casi ed esercizi pratici, questo workshop fornirà strumenti essenziali per professionisti nell’ambito della prevenzione del suicidio.
Katia Manduchi e Valeria Squatrito
ACBS, ACT-Italia, CBT-Italia
Livello workshop: base/intermedio
Immergersi nel contesto della psicoterapia richiede osservare dall’interno ciò che avviene nel contesto della relazione terapeutica, tema che comprende processi affrontati dai diversi modelli terapeutici CBT e non solo.
Nel lavoro clinico si possono incontrare spesso difficoltà e battute di arresto, dovute alle più svariate condizioni sia interne che esterne alla terapia. La Functional Analytic Psychotherapy (Fap), fondandosi su una prospettiva comportamentale ed affrontando le interazioni tra paziente e terapeuta in forma e funzione, può aiutare ad esplorare tali processi e supportare il terapeuta nei momenti di criticità che avvengono durante il colloquio. I principi della Fap si applicano naturalmente in terapie contestualiste, come l’ACT, e si prestano ad essere integrati all’interno di altri interventi CBT di 2° e 3° generazione.
Con questo workshop si vuole proporre un viaggio all’interno della concettualizzazione e delle strategie terapeutiche Fap per osservare da una prospettiva comportamentale i processi che avvengono in seduta tra paziente e terapeuta. I partecipanti impareranno come divenire più sensibili ai comportamenti clinicamente rilevanti dei pazienti e del terapeuta in terapia e come l’utilizzo delle 5 regole della Fap possa essere utile per orientare la seduta e valutare l’andamento della terapia.
Gli obiettivi di apprendimento del corso saranno:
acquisire una maggiore sensibilità nella discriminazione dei comportamenti relazionali del paziente e del terapeuta sia funzionali che disfunzionali;
osservare la topografia e la funzione di questi attraverso l’analisi funzionale;
sperimentare come possano essere utilizzati per massimizzare l’efficacia di modelli di trattamento differenti.
La metodologia utilizzata comprenderà la presentazione del modello e la sperimentazione di questo con esempli clinici, esercizi esperienziali e role playing.
Anna Bianca Prevedini
IESCUM, Centro Interazioni Umane, ACT Italia, CBT Italia
Giovanni Zucchi
Ospedale Maria Luigia
LIVELLO: intermedio – avanzato
Hayes ha sottolineato che l’assunzione di prospettiva può essere considerata un processo generale che svolge un ruolo centrale in psicoterapia e nel facilitare il lavoro su altri processi cruciali (Hayes et al., 2020). Il Chairwork costituisce uno dei primi modi utilizzati dai terapeuti per incarnare i processi terapeutici ed espandere il repertorio comportamentale attraverso l’assunzione di prospettiva.
È comune per i terapeuti ACT utilizzare tecniche di Chairwork prese da altri approcci terapeutici… e come potrebbe essere altrimenti, rubare ciò che funziona è nel DNA di chi opera dal un punto di vista contestualistico-funzionale alla base dell’ACT!
È meno comune trovare esercizi di Chairwork nati nel quadro teorico dell’ACT, con lo scopo specifico di promuovere la flessibilità psicologica. In questo workshop esploreremo un modello per lavorare con le sedie specificatamente sui processi di flessibilità psicologica e per prendere prospettiva sui desideri umani su cui questi processi poggiano: desiderio di fare esperienza e sentire, desiderio di coerenza e comprensione, desiderio di orientarsi, desiderio di appartenenza e connessione, desiderio di trovare scopo e significato e desiderio di competenza (Hayes, 2020). Incarneremo sia una prospettiva flessibile sia inflessibile su ciascun desiderio, evocando pattern comportamentali personali legati a ciascuna di queste prospettive.
Obiettivi di apprendimento:
-
raccogliere informazioni essenziali e salienti sulle basi teoriche e storiche del lavoro con le sedie,
-
apprendere nuovi metodi esperienziali di lavoro clinico sui processi ACT attraverso il chairwork,
-
saper utilizzare il chairwork per promuovere la flessibilità nei processi cardine dell’ACT e soddisfare i desideri che ne sono alla base,
-
aumentare la nostra consapevolezza di come potremmo incarnare flessibilità e inflessibilità in ogni processo di flessibilità psicologica.
Nicola Marsigli, Duccio Baroni
Istituto di Psicologia e Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva, Firenze
LIVELLO: intermedio
La letteratura indica come il Disturbo Narcisistico di Personalità pone delle importanti sfide al terapeuta. Gli ostacoli al percorso terapeutico risiedono non solo nella difficoltà a instaurare una relazione collaborativa con questi pazienti, ma anche nella marcata tendenza di questi pazienti ad allontanarsi dall’esperienza emotiva. La Schema Therapy si è interessata sin dagli esordi a questo tipo di pazienti, fornendo una rilettura funzionale di tale disturbo attraverso i concetti di bisogno di base, schema maladattivo precoce e mode, e proponendo interventi mirati.
Il presente workshop ha lo scopo di presentare metodi e tecniche per l’assessment, la concettualizzazione e il trattamento del narcisismo patologico attraverso la Schema Therapy. Saranno affrontati due aspetti chiave di questo disturbo che richiedono particolari accortezze da parte del terapeuta: la grandiosità narcisistica e la vulnerabilità narcisistica. Inoltre, attraverso esempi ed esercizi pratici, sarà dato spazio alle tecniche esperienziali come mezzo di elezione per il trattamento di questi pazienti.
I partecipanti al workshop avranno l’opportunità:
- di conoscere come concettualizzare il caso del disturbo narcisistico da una prospettiva Schema Therapy;
- di imparare a riconoscere i mode caratteristici dei pazienti narcisistici;
- di imparare a riconoscere le modalità relazionali caratteristiche;
- di imparare a selezionare strategie relazionali ed esperienziali adeguate a supportare questi pazienti.
Nicola Lo Savio e Mauro Provenzani
Istituto Tolman, Palermo, Italia
LIVELLO: base – intermedio
Spesso in terapia si è focalizzati sui problemi del paziente, spinti dal desiderio di alleviare in tempi brevi la sua sofferenza. Ciò, talvolta, rappresenta un ostacolo al cambiamento e all’impegno attivo del paziente, rinforzando l’idea secondo cui, per vivere una vita degna di essere vissuta occorra eliminare o ridurre prima il disagio emotivo. I clinici possono cadere in questa trappola della mente e questo può esitare in una spirale di riduzione della vitalità sia del paziente che del terapeuta.
L’ACT pone la chiarificazione dei valori e dei bisogni psicologici come un processo bussola per la terapia: contattare i valori aiuta il paziente ad arricchire di senso ogni piccolo passo nella direzione di ciò che per lui è importante, aumentando la disponibilità ad entrare in contatto con il disagio che spesso il cambiamento comporta. Partendo da principi del Contestualismo Funzionale, sintetizzabili nell’acronimo EPIC, il workshop offrirà strategie utili per condurre un colloquio orientato dai valori allo scopo di potenziare l’intervento al di là del modello di riferimento del terapeuta.
Obiettivi di apprendimento del corso saranno:
– Conoscere i principi del Contestualismo Funzionale (Esperienziale, Pragmatico, Integrativo, Contestuale; EPIC approach);
– Saper identificare quali bisogni psicologici il paziente cerca di coltivare attraverso le sue azioni;
– Coltivare sensibilità rispetto alle qualità delle azioni che indicano una connessione con i valori;
– Riconnettere ogni esperienza del paziente che emerge nel corso del colloquio con i suoi bisogni e valori.
La metodologia utilizzata comprenderà la presentazione dell’approccio EPIC, l’osservazione attraverso esempi clinici, esperienziali che coinvolgeranno l’intero gruppo ed esercitazioni a coppie per allenare micro-abilità.
Scopri le Relazioni Magistrali
[Sezione in aggiornamento]
Joseph Ciarrochi
Professore Institute for Positive Psychology and Education – Australian Catholic University, Sídney, Australia, e Membro della Research and Development Committee dell’Institute for Better Health (IBH), Santa Rosa (CA), USA, past-president ACBS.
Nonostante gli ingenti investimenti, la scienza clinica che si occupa di salute mentale e di cambiamento comportamentale ha raggiunto una fase di stallo: in 30 anni non si sono registrati ulteriori progressi significativi. Questa stagnazione è dovuta a tre difetti fondamentali del modello convenzionale incentrato sulla malattia. In primo luogo, l’ipotesi che le malattie latenti scatenino problemi psicologici è controversa. I ricercatori faticano a distinguere tra le malattie psicologiche e le loro manifestazioni. Questa complessità suggerisce la possibilità di oltre 10 miliardi di combinazioni diagnostiche di malattie mentali. In secondo luogo, il modello bio-medico attuale ignora ampiamente gli elementi contestuali che influenzano il successo della terapia. Non tiene conto delle variazioni dei bisogni, dei fattori di stress e delle risposte degli individui a tecniche terapeutiche come l’autocompassione e la mindfulness. In terzo luogo, l’adozione diffusa di pacchetti di intervento universali non riconosce che alcune componenti potrebbero non giovare, o addirittura danneggiare, alcuni individui.
Questi problemi sottolineano l’urgente necessità di approcci personalizzati in questo campo. La Terapia Basata sul Processo (PBT) offre una via d’uscita, concentrandosi sui bisogni individuali per migliorare i risultati terapeutici. La PBT trascende i confini tradizionali, facilitando la sintesi di pratiche efficaci tra diverse modalità terapeutiche. La PBT rappresenta un’evoluzione significativa nella scienza dell’intervento.
L’intervento mostrerà come strumenti caratteristici della PBT, come l’analisi funzionale basata sui processi e l’analisi del network del paziente, possano rappresentare una via alla definizione di percorsi di cura individualizzati ed empiricamente fondati.
Robyn Walser
Direttrice di TL Psychological and Consultation Services a Menlo Park (CA), membro del Direttivo del Bay Area Trauma Recovery Clinical Services (BATRCS), Berkeley (CA), membro del Dissemination and Training Division del National Center for PTSD dell’U.S. Department of Veterans Affairs, Palo Alto (CA), USA.
La vita contiene sofferenza. Ma riconoscere questa verità è solo il primo passo sul cammino per trascenderla. È da questa consapevolezza che possono nascere vite ricche di significato e davvero vitali. Come terapeuti vogliamo assistere i nostri paziente in questo processo di consapevolezza: vogliamo aiutarli a riconoscere e ad abbracciare il proprio dolore mentre coninuano a fare passi, ogni giorno e in ogni momento, che siano collegati al proprio orizzonte di significato personale. Tuttavia, il proprio orizzonte di senso personale può essere rubato dal trauma, e le proprie possibilità di vita cambiano o sono perdute. Il trauma può avere un impatto profondo sull’individuo, acquisendo la funzione di una barriera per la salute. Ha il potere di lasciare cicatrici emotive durature che alterano il senso di benessere. I sopravvissuti al trauma che cercano un sostegno terapeutico sono ostacolati non solo dall’impatto dell’evento in sé, ma anche dal danno causato al senso di sicurezza e alla capacità di fidarsi degli altri. La relazione terapeutica diventa non solo il veicolo per il recupero, ma anche per ricostruire legami sicuri e di fiducia al servizio della crescita e del benessere personale. Il contributo si focalizzerà sul contesto
Nel corso dell’intervento sarà esplorato il contesto dell’alleanza terapeutica dalla prospettiva dell’Acceptance and Commitment Therapy (ACT): si mostrerà un approccio terapeutico potente e flessibile con molteplici livelli di processo che possono essere adattati per soddisfare le esigenze dei singoli pazienti e sostenere coloro che si stanno riprendendo dalle conseguenze del trauma, ricostruendo sicurezza e fiducia.
Cesare Maffei
Professore Emerito Università Vita-Salute San Raffaele, Sigmund Freud University (SFU), Milano, Italia, Società Italiana per la Dialectical Behavior Therapy (SIDBT)
L’obiettivo delle Psicoterapie Processuali è definito da Hofmann e Hayes (2019) in questa domanda: “Quali processi bio-psicosociali dovrebbero essere presi in considerazione con questo cliente alla luce di questo obiettivo in questa situazione, e come potrebbero essere cambiati nel modo più efficace ed efficiente?” (p. 38).
I processi di cambiamento in psicoterapia, ed in generale, avvengono grazie alla interazione, primariamente tra terapeuta e cliente, in un dato momento ed in un dato contesto. L’attuazione, la comprensione e la previsione dei cambiamenti necessitano di una cornice teorica. La dialettica, una concezione che spiega qualsiasi cambiamento nella realtà attraverso transazioni che avvengono nel tempo tra le componenti di un sistema, appare promettente in termini esplicativi rispetto a più livelli di realtà, dal processo terapeutico, al processo evolutivo delle psicoterapie stesse. Le Psicoterapie Processuali, infatti, si propongono di superare le differenze tra tradizioni basate su nosografie nomotetiche e procedure statiche, incapaci di identificare e comprendere le determinanti universali, nel qui e ora, di ogni cambiamento.
Riccardo Dalle Grave e Simona Calugi
Unita di Riabilitazione Nutrizionale Casa di Cura Villa Garda, Garda (VR), Italia
La terapia cognitivo-comportamentale migliora (CBT-E) è un trattamento progettato per i disturbi dell’alimentazione. La CBT-E deriva dall’osservazione che le caratteristiche principali e i meccanismi di mantenimento sono in gran parte simili nei diversi disturbi dell’alimentazione (anoressia nervosa, bulimia nervosa e stati simili), pertanto possono essere trattati facendo ricorso ad una teoria unica e a strategie comuni secondo un “approccio transdiagnostico”.
Trattandosi di un trattamento collaborativo i pazienti sono coinvolti in modo da diventare i principali attori del cambiamento. Allo stesso tempo, il terapeuta fornisce strategie e procedure efficaci per affrontare in modo flessibile e personalizzato i processi che mantengono la psicopatologia del disturbo dell’alimentazione.
Progettata per pazienti adulti ambulatoriali, la CBT-E è stata successivamente adattata dall’equipe di Villa Garda per gli adolescenti, per i livelli intensivi di cura (terapia ambulatoriale intensiva, day-hospital e ricovero riabilitativo) ed i casi complessi con comorbidità mediche e psichiatriche. La caratteristica distintiva di questo approccio, chiamato anche “CBT-E multistep”, è che la stessa teoria e le stesse procedure vengono applicate ad ogni livello di cura.
L’efficacia della CBT-E è stata dimostrata in vari studi randomizzati e controllati, mentre la sua effectiveness è stata valutata da numerosi studi longitudinali prospettici e retrospettivi caso-controllo. Grazie a questi studi numerose linee guida interazionali raccomandano la CBT-E per il trattamento di tutte le manifestazioni cliniche dei disturbi dell’alimentazione negli adulti e, come alternativa al trattamento basato sulla famiglia negli adolescenti.
Le principali sfide future da affrontare sono: (1) chiarire l’efficacia relativa della CBT-E e della FBT per il trattamento di pazienti adolescenti mediante il confronto tra i due trattamenti nello studio randomizzato e controllato CogFAM in corso in Norvegia; (2) valutare gli effetti relativi della forma focalizzata e allargata della CBT-E e dell’inclusione di moduli specifici per affrontare specifiche comorbilità (ad esempio, obesità, disturbo da stress post-traumatico); (3) valutare i moderatori e i mediatori del trattamento e la durata ottimale del trattamento; (4) aumentare la diffusione della CBT-E nei contesti clinici del mondo reale.
Giovambattista Presti
Università Kore di Enna
Dopo l’ondata delle terapie di terza generazione, sollevata in primo luogo dall’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), il mondo della terapia cognitivo comportamentale (CBT) sta per essere investito da una nuova ondata, quella della terapia basata sui processi (PBT).
Il modello di analisi funzionale su cui si basa la PBT, l’Evolutionary Extended Meta Model (EEMM), nasce da un lavoro di analisi di oltre 5000 studi di mediazione in psicoterapia, da cui sono stati identificati i pilastri processuali del modello. Come è stato per l’ACT, che possiamo considerare una delle terapie pioneristiche basate sui processi, anche il corpus concettuale della PBT nasce dall’analisi della clinica dell’adulto. Questo comporta che l’EEMM manchi di una dimensione evolutiva, fondamentale quando si inquadri la psicopatologia in età infantile e adolescenziale all’interno di un’ottica processuale.
Che modello adottare, quindi, per l’età evolutiva? Che processi prendere in considerazione? Sono solo alcune delle domande cui la ricerca dovrà rispondere nei prossimi anni e a cui si tenterà nel corso della presentazione di dare risposta ipotizzando, prospetticamente, alcuni binari entro cui muoversi.
Dott.ssa Roberta Rubbino
Istituto A.T. Beck di Roma e Caserta, Responsabile area età evolutiva “Beck Kids” di Roma.
Gli adolescenti esplorano, sperimentano, si confrontano alla ricerca di una propria definizione. Chi sospetta di avere un orientamento sessuale non eterosessuale o una identità di genere non conforme al sesso biologico assegnato alla nascita, segue percorsi di crescita che sono simili ma allo stesso tempo differenti rispetto ai coetanei eterosessuali e/o cisgender. La maggiore esposizione delle minoranze sessuali, anche in adolescenza, a stigmatizzazioni, rifiuto, violenza, discriminazioni, micro e macro aggressioni incrementa la quota di stress psicologico (young gender and minority stress) con possibili ripercussioni importanti a livello psicopatologico fino ad esitare in sintomatologia traumatica. Il setting clinico con l’adolescente deve quindi essere un luogo informato e consapevole dove l’orientamento sessuale e l’identità di genere trovano spazio fin dalla fase di assessment. Chiedere significa abbattere lo stereotipo vissuto come minaccia all’interno del contesto di cura (Health Care Stereotype Threat – HCST) e cogliere informazioni essenziali per la comprensione della persona nella sua globalità. Dopo una panoramica teorica, saranno presentate buone prassi cliniche volte a promuovere un trattamento efficace ed affermativo.
Dott.ssa Antonella Montano
Istituto A.T. Beck di Roma e Caserta
Come è noto la CBT standard possiede una serie di tecniche di matrice cognitiva, comportamentale ed emotiva. La Teoria Polivagale di Stephen Porges, ponendo l’accento sul ruolo giocato dal sistema nervoso autonomo nella codifica e preparazione delle nostre reazioni agli stimoli ambientali, può offrire alle terapie cognitivo-comportamentali indicazioni interessanti per gli interventi a base corporea. Lo scopo della presentazione è quello di illustrare alcuni strumenti corporei tratti dalla Teoria Polivagale e di mostrare come questi possano confluire all’interno della cassetta degli attrezzi del terapeuta per arricchirla ulteriormente e migliorarne l’efficacia clinica.
Sarà presentato il programma Wired to Connect, un programma per gruppi di 10 settimane ideato nel 2022 da A. Montano e ulteriormente sviluppato nel libro La Toeria Polivagale in Pratica edito da Erickson (Montano & Iadeluca, 2023).
Il percorso è costruito su una serie di presupposti fondamentali: l’importanza di conoscere il funzionamento del sistema nervoso autonomo e la sua maniera di rispondere di fronte a segnali di pericolo o sicurezza rilevati nell’ambiente; la conseguente possibilità di individuare i propri stati di attivazione – con il loro specifico corollario di sensazioni fisiche, emozioni e pensieri – e di mapparli; il potenziale di benessere e di connessione con se stessi, con gli altri e con la realtà che si sprigiona nelle persone nel momento in cui imparano a costruire un dialogo con le proprie risposte autonomiche e a modularle intenzionalmente.
Wired to Connect combina sapientemente l’utilizzo di finestre teoriche – con il supporto di tavole grafiche appositamente create – compilazioni di mappe, compiti a casa e attività pratiche che toccano aspetti come il respiro, il suono, l’ascolto o il movimento. L’intervento mostrerà la struttura del percorso e i dati incoraggianti raccolti nel corso della sua applicazione.
Giovanni Miselli
Fondazione Istituto Ospedaliero Sospiro Onlus di Cremona
Queste domande fondamentali, a cui tutti noi abbiamo iniziato a rispondere fin da piccolissimi, rappresentano uno dei punti cardini del processo che porta alla costruzione della percezione di sé e degli altri. Da una prospettiva contestualista e comportamentale contemporanea, il sé si sviluppa di pari passo con la capacità di assumere una prospettiva sul proprio e sull’altrui comportamento. Compromissioni in queste esperienze ed abilità possono essere rintracciate in tutti i quadri psicopatologici noti.
Sostenere questi processi diventa un aspetto chiave di moltissimi interventi terapeutici. Ciò avviene nell’ACT lavorando sulla presa di prospettiva flessibile e promuovendo l’esperienza del Sè come Contesto, da una prospettiva RFT avorando sui frame deittici e nelle contemporanee terapie baste sui processi e sul meta-modello evolutivo esteso (EEMM) sui bisogni fondamentali di appartenenza e connessione. Nel presente contributo verranno illustrati sinteticamente i principali processi che hanno dimostrato una utilità in terapia, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza e la sensibilità del terapeuta nel loro utilizzo nella pratica clinica.
Gabriele Melli
Direttore del Centro di Eccellenza per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (CEDOC) presso IPSICO, Firenze
Recentemente la ricerca ha iniziato a esplorare il sottotipo specifico di disturbo ossessivo-compulsivo caratterizzato da preoccupazioni e dubbi ricorrenti sulla propria relazione e sulle caratteristiche del proprio partner, con relativi comportamenti compulsivi soprattutto mentali (Relationship Obsessive-Compulsive Disorder; ROCD). Questo si manifesta con sintomi peculiari che consentono di identificarlo con relativa facilità. Sono stati inoltre sviluppati due strumenti che aiutano a identificare e valutare tali sintomi: il Relationship Obsessive Compulsive Inventory (ROCI) e il Partner-Related Obsessive-Compulsive Symptoms Inventory (PROCSI), entrambi validati anche in lingua italiana. Le variabili cognitive implicate e i fattori di mantenimento comportamentali possono sfuggire ad un occhio non esperto e richiedono un accurato assessment. Il trattamento cognitivo-comportamentale prevede alcune strategie tipiche, che si usano con tutti i casi di DOC, quali quelle di esposizione con prevenzione della risposta, ma anche e soprattutto interventi cognitivi, metacognitivi e sulle credenze emozionali che saranno accennati in questa presentazione.
Antonella D’Amico
Docente di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Palermo e direttrice scientifica di MetaIntelligenze Onlus Palermo
L’Intelligenza Metaemotiva (D’Amico, 2018; 2018a) è un costrutto multidimensionale che nasce dalla combinazione tra le abilità emotive ed alcune dimensioni metaemotive, quali le credenze sulle emozioni, il concetto di sé emotivo e l’autovalutazione delle prestazioni emotive. Nel corso della presentazione saranno illustrati strumenti psicometrici e metodi di intervento scaturiti dall’attività di ricerca condotta dalla relatrice in collaborazione tra il DSPPFF di UNIPA e MetaIntelligenze Onlus.
Saranno brevemente illustrati la versione italiana del test MSCEIT (Mayer, Salovey & Caruso Emotional Intelligence test, 2002, ad. It. D’Amico & Curci, 2010) per adulti, oggi integrato in un nuovo protocollo per la misurazione dell’intelligenza metaemotiva; il test IE-ACCME (D’Amico, 2013) che misura l’intelligenza metaemotiva negli adolescenti, ed il suo adattamento per bambinin di scuola primaria IE-ACCME-B (in fase di standardizzazione).
Sarà infine presentato il framework generale del metodo originale MetaEmozioni, un percorso integrato volto alla promozione delle abilità e della consapevolezza emotiva in bambini, adulti ed adolescenti, del quale esistono declinazioni ed applicazioni in contesto scolastico, giuridico e per la formazione-esperienziale.
Robyn Walser
Direttrice di TL Psychological and Consultation Services a Menlo Park (CA), membro del Direttivo del Bay Area Trauma Recovery Clinical Services (BATRCS), Berkeley (CA), membro del Dissemination and Training Division del National Center for PTSD dell’U.S. Department of Veterans Affairs, Palo Alto (CA), USA.
La vita contiene sofferenza. Ma riconoscere questa verità è solo il primo passo sul cammino per trascenderla. È da questa consapevolezza che possono nascere vite ricche di significato e davvero vitali. Come terapeuti vogliamo assistere i nostri paziente in questo processo di consapevolezza: vogliamo aiutarli a riconoscere e ad abbracciare il proprio dolore mentre coninuano a fare passi, ogni giorno e in ogni momento, che siano collegati al proprio orizzonte di significato personale. Tuttavia, il proprio orizzonte di senso personale può essere rubato dal trauma, e le proprie possibilità di vita cambiano o sono perdute. Il trauma può avere un impatto profondo sull’individuo, acquisendo la funzione di una barriera per la salute. Ha il potere di lasciare cicatrici emotive durature che alterano il senso di benessere. I sopravvissuti al trauma che cercano un sostegno terapeutico sono ostacolati non solo dall’impatto dell’evento in sé, ma anche dal danno causato al senso di sicurezza e alla capacità di fidarsi degli altri. La relazione terapeutica diventa non solo il veicolo per il recupero, ma anche per ricostruire legami sicuri e di fiducia al servizio della crescita e del benessere personale. Il contributo si focalizzerà sul contesto
Nel corso dell’intervento sarà esplorato il contesto dell’alleanza terapeutica dalla prospettiva dell’Acceptance and Commitment Therapy (ACT): si mostrerà un approccio terapeutico potente e flessibile con molteplici livelli di processo che possono essere adattati per soddisfare le esigenze dei singoli pazienti e sostenere coloro che si stanno riprendendo dalle conseguenze del trauma, ricostruendo sicurezza e fiducia.
Scopri le Tavole Rotonde
[Sezione in aggiornamento]
Intervengono: Nicola Lo Savio, Gianluca Calì, Gabriele Caselli, Katia Manduchi, Giovanni Miselli, Filippo Tinelli
Tra gli interventi che compongono la famiglia delle terapie cognitivo-comportamentali sono presenti importanti punti di contatto, ma anche interessanti e feconde differenze. Tali aspetti possono essere identificati a livello epistemologico, teorico e tecnico, ed hanno ricadute dirette sull’atteggiamento del terapeuta, sul razionale di terapua, sui processi maladattivi che vengono presi in considerazione e sui processi terapeutici che si intendono attivare.
Questa tavola rotonda si propone di esplorare e confrontare differenti modelli terapeutici nell’ambito della CBT, attraverso l’analisi di un breve estratto di colloquio con uno stesso paziente intervistato da terapeuti afferenti a diversi modelli di intervento (CBT standard, Schema Therapy, ACT, TMC e FAP).
I relatori, in qualità di rappresentanti dei rispettivi approcci, discuteranno insieme le loro diverse modalità di interazione clinica con lo stesso paziente, che formulerà loro una richiesta di aiuto per lo stesso problema. Attraverso l’analisi dei video saranno discussi gli aspetti centrali dei diversi interventi clinici, tra cui l’atteggiamento terapeutico, le forme di condivisione del razionale di terapia, la gestione delle reazioni del paziente e i processi terapeutici attivati durante la seduta.
La tavola rotonda rappresenta un’opportunità per esaminare i punti di contatto e le differenze tra i vari approcci terapeutici, allo scopo di promuovere la valorizzazione sia degli elementi comuni che delle differenze teorico-tecniche interne al variegato panorama della CBT.
Intervengono: Francesca Pergolizzi, Antonella Postorino, Roberta Rubbino, Rosetta Cappelluccio, Francesca Casano, Francesco Dell’Orco
L’adolescenza è un periodo di importanti trasformazioni fisiche, psicologiche e sociali, caratterizzato dalla scoperta del sé, il desiderio di autonomia e la voglia di fare esperienze, ma allo stesso tempo da dubbi, insicurezze e paure. La ricerca della propria identitià personale tra influenze e pressione dei contesti sociali di appartenenza può favorire l’emergere di emozioni intense, che vengono alle volte soffocate, altre volte agite con impulsività. Fattori come lo stress scolastico, i problemi familiari e relazionali o eventi traumatici possono favorire l’insorgere di disagio psicologico, che può manifestarsi con ansia, depressione, disregolazione emotiva, comportamenti a rischio o condotte alimentari disfunzionali.
Questa tavola rotonda si propone di favorire il dialogo fra differenti modelli terapeutici nell’ambito della CBT (REBT, Schema Therapy, ACT, DBT). Partendo dall’esperienza di un’adolescente che cerca la rotta tra le tempeste delle sue emozioni, i relatori mostreranno come le specifiche forme di concettualizzazione del caso derivanti dai diversi interventi possano rappresentare una bussola per evidenziare processi target su cui intervenire ed orientare l’intervento. La tavola rotonda rappresenta un’opportunità per chiarire le specificità dei diversi modelli terapeutici, dal razionale di terapia ai processi terapeutici che vengono presi in considerazione.
Relatori
[Sezione in aggiornamento]
Joseph Ciarrochi
Gabriele Caselli
Riccardo Dalle Grave
Cesare Maffei
Antonella Montano
Niki Petrocchi
Giovambattista Presti
Sandra Sassaroli
Filippo Tinelli
Paolo Moderato
Gabriele Melli
Steve Hayes
Roberta Rubbino
Katia Manduchi
Giovanni Miselli
Antonella D'Amico
Anna Bianca Prevedini
Giovanni Zucchi
Robyn Walser